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Egli è venuto per tutti…

Sapienti e illetterati, ricchi e poveri, re e pastori hanno il loro posto privilegiato ai piedi del Bambino Gesù.

Colui che si avvicina, spiritualmente, alla mangiatoia nella Grotta di Betlemme, trova un Bambino tenero, ma pieno di vita e di luce. ContemplandoLo con gli occhi della fede rimane meravigliato nel considerare che lì c’è proprio Dio fatto uomo. Sì, questo stesso Bambino più tardi guarirà lebbrosi, ridarà la vista ai ciechi, farà camminare i paralitici, risusciterà morti e calmerà le tempreste. Alla fine della sua vita, Egli sarà disprezzato dalle moltitudini, ingiuriato, flagellato e inchiodato su una croce. Ma risusciterà il terzo giorno in forma gloriosa, salirà al Cielo e si siederà alla destra del Padre come re trionfante supremo. È così che Egli ci apparirà quando verrà , per la seconda volta, nel giorno del Giudizio Finale, per giudicare i vivi e i morti.

È venuto per i poveri…

Nella sua prima venuta, Gesù ha voluto manifestarSi agli uomini vestito della nostra fragilità, come un debole e indifeso bambino, che pativa la fame, la sete, il freddo e somigliante in tutto alla nostra umana condizione.

Presso il presepio, troveremo i pastori. Uomini rudi e umili, occupati solamente a fare la guardia notturna delle loro greggi, si sono visti, all’improvviso, circondati da un chiarore divino che li ha riempiti di grande timore. Ma subito, animati dalle tranquillizzanti parole dell’angelo, sono corsi a quella fortunata grotta dove, con grande reverenza, si sono approssimati per adorare il Bambino avvolto in poveri panni e reclinato su un misero pagliericcio.

…e per i ricchi

Erroneamente, tuttavia, qualcuno potrebbe pensare che Egli sia venuto solo per i semplici pastori e per le persone meno abbienti. Per liberarci da questa idea per di più riduttiva e unilaterale, basterebbe rimanere qualche giorno in più vicino al Bambino per essere sorpresi da un seguito reale ricco di colori, pompa e maestà.

Da dove veniva quella lunga, misteriosa e ricca carovana, composta di guerrieri forti e audaci, di paggi vestiti di seta, che avanzavano al suono di trombe e al rullo compassato di tamburi? Che cosa significava questa “invasione di cammelli e dromedari” (Is 60, 6) carichi di ricchezze, previsti con tanta antecedenza dal profeta Isaia? Chi saranno mai stati questi tre sovrani alla ricerca del “Re dei giudei che era appena nato”? (Mt 2, 2).

Si chiamavano Melchiorre, Gaspare e Baldassarre e, secondo la tradizione, rappresentavano le tre razze della famiglia umana. Il Vangelo ci racconta che essi provenivano da un lontano ed enigmatico Oriente, avendo viaggiato fino alla Giudea guidati da una stella.

E qui ci appare la prima traccia dello straordinario appello che fu fatto loro. Ai pastori si manifesta visibilmente un angelo di luce, che rivela con parole la grande gioia della nascita del Salvatore. A quei re, invece, questa stessa notizia è comunicata dall’apparizione di una meravigliosa stella accompagnata da una voce interiore che ha toccato loro il cuore. Così ce lo spiega San Tommaso, citando il grande Papa Leone: “Al di là dell’immagine che ha stimolato lo sguardo fisico, il raggio ancora più luminoso della verità ha istruito in profondità i loro cuori per quanto riguardava l’illuminazione della fede (1)

Fede sostenuta fino all’eroismo

Bene si potrebbe applicare in questo caso il famoso dettato francese: noblesse oblige (la nobiltà impone degli obblighi). Da quei Magi, fino ad allora immersi nelle tenebre del paganesimo, la Provvidenza ha preteso un eroismo di fede che non fu richiesto ai pastori, eredi delle promesse messianche del popolo eletto. Quanto dramma c’era in quel viaggio! Allertati dall’improvviso fulgore di una stella, i Re Magi abbandonano senza esitazione la calma e il conforto dei loro palazzi per lanciarsi in un viaggio pieno di fatiche e pericoli, per deserti e montagne…

E così tanto sforzo, perché? Per andare a prostrarsi in adorazione davanti a un bambino appena nato! L’estrema povertà nella quale Si presentò a loro Colui che cercavano con santa ansia, per nulla scosse la sovrannaturale certezza radicata nei loro cuori, che era proprio Lui il Re dei re. Afferma il Dottore Angelico: “Si deve dire come Crisostomo dice: ‘Se i Magi fossero venuti cercando un re terrestre, sarebbero rimasti delusi, per aver affrontato senza motivo le difficoltà di un cammino tanto lungo’. E così, non Lo avrebbero adorato, né Gli avrebbero offerto regali. ‘Ma, siccome cercavano il Re dei Cieli, pur non vedendo in Lui niente della maestà reale, Lo adorarono soddisfatti unicamente per la testimonianza della stella’. Avevano visto un uomo e in lui avevano riconosciuto Dio. E offrirono regali adeguati alla dignità di Cristo: ‘Oro, come a un grande re; incenso, utilizzato nei sacrifici divini, come a Dio; e mirra, con la quale sono imbalsamati i corpi dei morti, indicando che sarebbe morto per la salvezza di tutti’” (2).

In questo modo, i tre Re ci hanno insegnato quali sono i regali più graditi al Bambino-Dio, in occasione della festa dell’Epifania: l’oro fino e puro delle opere di bene, praticate con disinteresse e purezza di intenzione; l’incenso profumato delle preghiere fatte con sincera pietà e devozione; e la mirra delle sofferenze e dei sacrifici sopportati nel corso della nostra vita con vero amore e gioiosa rassegnazione.

Gesù è in attesa di tutti noi

Presentiamo, allora, assieme ai Magi, le nostre modeste offerte ai piedi della culla dove dorme sereno il piccolo Re venuto a redimerci. Egli è in attesa di tutti noi, di tutti gli uomini di buona volontà che vogliono seguire i suoi passi. Questa è la lezione che ci ha dato già all’inizio della sua esistenza terrena: “La salvezza che Cristo avrebbe portato concerneva ogni tipo di uomini, poiché come dice la lettera ai Colossesi: ‘In Cristo non c’è più uomo e donna, greco e giudeo, schiavo e uomo libero’, e così per quanto riguarda le altre differenze. E affinché questo fosse prefigurato nella stessa nascita di Cristo, Egli si è manifestato agli uomini di tutte le condizioni. Poiché, come dice Agostino: ‘I pastori erano israeliti, i magi pagani; quelli stavano vicino, questi lontano; gli uni e gli altri si trovano nella pietra angolare’. C’era ancora fra loro un altro tipo di differenza: I magi erano sapienti e potenti, i pastori, ignoranti e di umili condizioni” (3).

E San Leone Magno esclama: “Che tutti i popoli rappresentati dai tre Magi adorino il Creatore dell’universo; e Dio non sia conosciuto soltanto nella Giudea ma nel mondo intero, in modo che dappertutto ‘il suo nome sia grande in Israele!’(Sl. 75, 2)” (4).

Se noi contempliamo Gesù con sguardo pieno di ammirazione e di fede, vedremo che questo è il Bambino dei contrari armoniosi. Egli è venuto per tutti: poveri umili, re maestosi. Egli è a disposizione di ogni e qualsiasi classe socale, di ogni e qualsiasi cultura, di ogni e qualsiasi razza. Egli è venuto per salvare tutti.

1) Somma Teologica III, q.36, a. 5). 2) Idem, III, q.36, a. 8. 3) Idem, III, q.36, a. 3. 4) San Leone Magno, Sermo 3 in Epiphania Domini.
  1. Fonte: Rivista Araldi del Vangelo Gennaio 2006

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